Dimostrazione di ottusità Staccare la spina al sindaco Marino L’assoluta ostinazione con la quale il sindaco Marino si abbarbica al suo ruolo mentre il Campidoglio gli cade in testa pezzo per pezzo, non è una dimostrazione di eroismo. È semplicemente una dimostrazione di ottusità. Marino non si rende conto o non si vuole rendere conto che egli è diventato sindaco in una situazione completamente marcia, non ne era consapevole e responsabile lui e non lo erano, ovviamente buona parte dei cittadini romani che lo hanno eletto e a cui pure bisognerebbe presto dare una seconda chance. Ci si è divisi per anni in sinistra e destra per scoprire che poi il governo procede a furia delle solite pastette democristiane. Nel caso del comune di Roma non si trattava nemmeno di pastetta. C’era una vera e propria palude in cui sta affondando l’attuale giunta. Non vediamo come il sindaco possa pensare di riuscire a prosciugare tanto fango, perché non possiede gli strumenti, non né ha il compito e soprattutto non ne conosce la vastità. C’è ancora un’inchiesta in corso e forse fino a quando l’inchiesta non è conclusa sarebbe stato il caso di commissariare la città, cosa che parzialmente è stata fatta. Di fronte ad una situazione tanto sconcertante come quella romana sarebbe servita appunto una ferma determinazione che imponesse scioglimento del comune e commissariamento. Purtroppo il governo non ha osato, si tratta della capitale, e Marino che avrebbe dovuto dimettersi subito, non capisce la situazione. Il risultato è che ci dobbiamo sorbire il “New York Times” che descrive Roma per quello che è, una città divenuta invivibile ed infrequentabile e Alessandro Gassmann che ci invita tutti a ripulirla, nemmeno pagassimo le tasse al comune per farlo. Se pensate che in questo modo siamo giunti al limite dell’immaginazione sbagliate. In autunno sarà molto peggio perché non potranno che venir fuori nuove magagne, con il sindaco sempre più assediato che un giorno insulta i cittadini che lo contestano, il giorno dopo caccia gli assessori che vorrebbero dimettersi, il terzo giorno fa ammenda pubblica al cittadino insultato. I problemi drammatici della Capitale d’Italia dovrebbero avviare anche una qualche riflessione sulle virtù del bipolarismo, non proprio trasparenti e non si risolveranno in breve comunque. Almeno il patetico spettacolo offerto dal sindaco potremmo risparmiarcelo se qualcuno decidesse che è giunto il momento di staccargli la spina. Roma, 27 luglio 2015 |